imagePer parlare di futuro, sarà imprescindibile approcciarsi a tecnologie capaci di ridurre le differenze e di preservare l’ambiente, specie là dove ancora si muore di fame e si diffondono epidemie difficili da reprimere. Verso questa direzione, operano le nanotecnologie, una grande opportunità offerta dalla scienza in grado di portare profonde innovazioni nell’analisi e nella diagnosi precoce; nelle terapie personalizzate; nel rilascio selettivo di medicinali sulle singole cellule malate, senza effetti collaterali; nella creazione di nuovi materiali artificiali biocompatibili e nell’ingegneria tissutale e degli organi. Questa tecnologia ha un comprensibile significato sociale, basti pensare alla possibilità di portare tecnologie di screening massivo e a basso costo nei Paesi affetti da malattie epidemiche o di utilizzarle per l’analisi in loco il livello di inquinamento ambientale. Perché tutto questo si realizzi è necessario un elevato impegno dei governi dei Paesi benestanti, attraverso visioni di sviluppo scientifico e tecnologico centrate sull’uomo e politiche di respiro, capaci, fra l’altro, di portare queste tecnologie nei Paesi poveri. Più che di una decrescita felice – anche se una certa riduzione degli eccessi è auspicabile – è urgente un innalzamento del benessere là dove non c’è, in connessione a una nuova idea di sviluppo, là dove il benessere già esiste. Si tratterebbe di un circolo virtuoso con benefici diffusi. Queste nuove tecnologie potrebbero inoltre guidare una nuova rivoluzione manifatturiera, creando materiali a bassissimo impatto ambientale, senza ulteriore aggravio per il pianeta in termini di sfruttamento delle risorse e di inquinamento. Anzi potrebbe essere il primo passo per un’inversione di tendenza. Questo futuro è all’orizzonte e, con ogni probabilità, lo vedremo realizzato già nella seconda metà di questo secolo. Non è più un problema tecnologico. Da ora in avanti sarà determinante anche la volontà di realizzare una nuova idea di società.