Google Glass (Rafael Grossmann)
Nel sito dedicato ai Google Glass, la casa di Mountain View ha svelato tutti i dettagli dei suoi gioielli tecnologici, veri e propri personal computer a portata di occhi anziché di mani, che permetteranno di navigare sul web, scattare foto (invece del tasto basterà fare l’”occhiolino”) e girare video con le mani libere, utilizzando la voce o sfiorando la superficie touch. E anche di sperimentare la “realtà aumentata”, come vedere immagini reali arricchite da informazioni prese dalla Rete. Dai primi abbozzi, che partivano dalla semplice idea di agganciare uno smartphone agli occhiali, agli esemplari “XE” spediti agli sviluppatori per il collaudo definitivo, gli occhialini smart hanno già fatto tanta strada. Fino a diventare l’incarnazione del primo esemplare di quella che sarà la nuova frontiera: il “weareable computer”, la tecnologia dominante nel prossimo futuro. Rafael Grossmann, medico chirurgo dell’Eastern Maine Medical Center negli Stati Uniti, ha condiviso sul suo blog un video di un’operazione chirurgica ripresa completamente attraverso i suoi Google Glass.“Ho preso ogni precauzione per assicurare che la privacy del paziente, da cui ho ottenuto un consenso informato, fosse tutelata”, spiega Grossman.“Volevo dimostrare che questo è uno strumento intuitivo con grandi potenzialità per la salute, in modo particolare per la chirurgia. Potrebbe migliorare le consultazioni all’interno di una equipe, favorire il parere di esperti dall’esterno, ma anche rivelarsi un utile strumento didattico”. Grossmann ha indossati gli occhiali per tutta la durata dell’intervento e lo ha condiviso in streaming tramite iPad mentre grazie ad hangover ha realizzato una chat di gruppo in cui conversava con altri medici spiegando l’intervento. Non meno intrigante la chicca che si vocifera in merito al fatto che Google e il Georgia Institute of Technology stanno lavorando ad una versione di Google Glass pensata per essere utilizzata dai nostri amici a quattro zampe. Si tratta ovviamente di un’idea destinata a cani adibiti a compiti speciali come i cani poliziotto. Il progetto FIDO (acronimo di Facilitating Interactions for Dogs with Occupations) punta infatti a migliorare la comunicazione tra l’animale e l’istruttore, che grazie al sistema, sarà in grado di guardare da remoto ciò che vede l’animale, e di comunicare con lui. Per questo motivo, FIDO sarebbe applicabile anche ai cani-guida, consentendo al disabile di capire, ad esempio, il perché di un cambio di direzione. Lo sviluppo trova ovviamente anche applicazioni militari: un umano munito di Glass sarebbe in grado di comunicare non verbalmente con un cane-soldato, permettendogli di guidarlo nelle esplorazioni. Ben venga la tecnologia, se può migliorare le condizioni socio-sanitarie del mondo intero!!