imageEsattamente come accadeva all’epoca delle calate dei barbari e durante le scorribande naziste, il fanatismo e la stupidità portano spesso l’uomo ad accanirsi non solo contro i suoi simili, ma persino con quelle opere d’arte che non hanno nulla a che vedere con ideologie o istanze religiose, ma che si trovano lì semplicemente a testimoniare quanto l’ingegno umano possa resistere all’azione del tempo e al mutare dei settarismi. Ma dove non arriva l’uomo, arriva la tecnologia. La distruzione che ha portato il gruppo terroristico dell’Isis alla città siriana Palmira potrebbe rimanere solo un brutto ricordo. L’antica città verrà infatti «ricostruita» in 3D grazie a un’impresa tutta italiana, risorgendo dalle sue ceneri grazie alla tecnologia del nostro Paese. È toscano il progetto di ricostruzione dell’arco di trionfo di Palmira, costruito quasi 2 mila anni fa, ma polverizzato dai jihadisti nell’ottobre del 2015. La partnership tra TorArt, azienda di Carrara specializzata in scultura, e D-Shape, società pisana, hanno già presentato al governo degli Emirati Arabi la riproduzione in scala ridotta del tempio di Palmira, cui seguirà la riproduzione in scala dell’arco di trionfo di Palmira. Il fine cui tende il progetto è ovviamente quello di arrivare ad installare i monumenti in loco, avvalendosi della stampa 3D, sfruttata per legare sabbia e roccia. Questa tecnica servirà non solo per riportare Palmira ai fasti di un tempo, ma anche per preservare i siti archeologici colpiti dalle calamità naturali. Un esempio? Solo in Italia, tra Pompei a Sibari, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta, per restituire un po’ di quel senso di bellezza messo a dura prova da gente sconsiderata. Insomma, l’utilità della stampa 3D, riproducendo opere d’arte, ci restituisce la speranza, contro l’ondata iconoclasta con cui ISIS vuole distruggere la memoria del nostro passato.