imageOgni volta che scriviamo un messaggio con lo smartphone, una mail con il tablet o aggiorniamo la nostra pagina web con il pc utilizziamo uno strumento in particolare, la tastiera, una periferica di input, nel caso di un computer, oppure un mezzo che compare sui nostri dispositivi touch, che permette l’inserimento di dati. Chiunque ne abbia fatto uso si sarà chiesto almeno una volta del perché le lettere sulle tastiere siano disposte apparentemente a caso. L’origine di questa disposizione è dovuta principalmente alle prime macchine da scrivere commerciali, risalenti al 1860 circa, dalle quali derivano le attuali tastiere per computer, anche se le ragioni per cui nacque sono completamente obsolete. Inizialmente fu proposta una disposizione alfabetica, la quale però faceva si che battendo a macchina velocemente, i bracci dei martelletti sui quali erano collocate le singole lettere tendevano ad incastrarsi fra loro quando venivano azionati in rapida sequenza due bracci adiacenti, costringendo chi scriveva a sbloccarli manualmente, spesso macchiando il documento. Questo inconveniente fu risolto collocando le coppie di lettere più frequenti della lingua inglese (per esempio T e H oppure S e T) in modo che i loro bracci fossero fisicamente distanti l’uno dall’altro. Le nuove generazioni hanno poi conosciuto la testiera QWERTY, le cui lettere sono disposte in modo asimmetrico. Brevettata nel 1868 dall’americano Christopher Sholes, QWERTY (che deriva dalla sequenza delle lettere dei primi sei tasti della riga superiore della tastiera) è oggi il più comune schema per tastiere alfanumeriche, con una riga centrale (ASDFGHJKL) che rappresenta un retaggio del vecchio schema alfabetico che fu sostituito appunto dal QWERTY. Lo schema QWERTY tenta anche di dividere i tasti tra le due mani, in modo tale che mentre una mano si posiziona, l’altra mano colpisce il tasto. Questo accelera la scrittura rispetto ai metodi precedentemente usati. La fila di centro – delimitata dai tasti t, g, b – divide il piano di scrittura in due parti diseguali: la parte sinistra contiene infatti più lettere rispetto a quella destra. Quanto basta per causare una nostra innata predilezione per le parole composte di caratteri destrorsi, visto che il cervello deve fare meno fatica per individuare i tasti corretti. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile, visto che oggi trascorriamo buona parte della giornata digitando messaggi su tastiere di computer, smartphone e tablet.