Sono i più disparati i campi di applicazione del supercomputer Watson di Ibm e a quanto pare dalle ultime news, anche il settore della psicoanalisi ne sarebbe stato coinvolto. Fantascenza? Tutt’altro: le capacità cognitive di questo “genio” della tecnologia con le sue grandi capacità di comprensione del linguaggio umano, permetteranno di analizzare i messaggi che le persone pubblicano sui social network, rielaborandone il contenuto per delineare i tratti caratteristici della persona. L’obiettivo è quello di rendere utilizzabile la montagna di dati proveniente da Internet usando la nuova generazione di intelligenza artificiale. Guardando alla tecnica operativa, i normali computer eseguono semplici ricerche per parole chiave. Per trovare tra i risultati proposti la risposta che si sta cercando davvero, però, è necessario l’intervento umano. Watson opera in maniera diversa. Quando gli viene posta una domanda, cerca di capire meglio cosa stiamo cercando, fa ipotesi multiple sul significato della domanda e avvia ricerche in parallelo. I risultati vengono analizzati e filtrati, ordinandoli per trovare quella più pertinente alla domanda che è stata posta. Al di là dei tecnicismi, il risultato del sistema è quello di ottenere, piuttosto che una ricerca, una vera risposta. Possibilmente rapida, precisa e coerente con la domanda che è stata posta. La sua capacità di analizzare i dati mettendoli in relazione tra loro permette di mettere ordine nel caos dei Big Data come nessun’altra macchina sarebbe in grado di fare.