imageAlcuni dei prodotti presentati negli ultimi anni si sono eclissati nel giro di poco tempo, finendo nella categoria delle ‘tecnologie dimenticate‘. Il mondo dell’high-tech ci ha riservato molte piacevoli sorprese, ma anche cocenti delusioni. Per ogni prodotto senza il quale oggi non potremmo vivere, almeno il doppio sono caduti nell’oblio, come potenziali nuove tecnologie e gadget da dimenticare. Soluzioni e prodotti annunciati a gran voce come rivoluzionari, che promettevano di cambiare le nostre vite, salvo poi perdersi per strada oppure mancare il momento, scontrandosi con la dura realtà di un mercato che si evolve alla velocità della luce, ancor prima che sorgano nuovi bisogni e ingenerando inedite pretese, severo con chi abusa della sua pazienza, a scapito di aziende che non riescono a stare velocemente al passo con i tempi o sfornano esperimenti che non stanno al passo della crisi, ma questo non sembra essere ancora abbastanza. Vediamo insieme alcune delle presunte innovazioni da annoverare tra le meteore digitali, anche sulla base dei dati di mercato e delle osservazioni degli analisti. Siamo in un mondo in cui i dispositivi sono sempre più connessi con il nostro corpo e, infatti, gli smartwatch rientrano tra i “fallimenti” del momento: il primo smartwatch al mondo era frutto di un progetto tutto italiano, finanziato da Ennio Doris, il patron di Mediolanum, in favore della start up fondata da da Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini, che ha dovuto chiudere i battenti incalzata dalla concorrenza dei colossi che, per ora, sono rimasti ai blocchi di partenza. La wearable technology ha riservato spiacevoli sorprese anche per i Google Glass, il progetto di occhiali intelligenti che, da Redmond, passeranno a Silicon Valley, vista la decisone di affidare il piano all’ex Apple, Tony Fadell. Si prevedevano vendite record già nel 2014, anno della produzione di massa, ma le previsioni sono state del tutto disattese. Stessa sorte sembra toccare ai visori per la realtà aumentata: dopo la notizia della decisione di Facebook di acquisire Oculus VR, azienda leader nel campo delle tecnologie per la realtà virtuale, produttrice dell’Oculus Rift, il gadget che catapulta nel mondo dei videogiochi fatica a far parlare di sé e a decollare. Sempre nel mondo ludico, tempi duri anche per il motion-sensor Kinect di Microsoft, una volta indicato come accessorio fondamentale per sfruttare al meglio la consolle Xbox: la risposta dei consumatori a Kinect è stata ben al di sotto delle aspettative, forse perchè, per quanto rappresenti una bella idea di business, forse, è stata un po’ troppo audace. BlackBerry, il pioniere degli smartphone, ha mancato il rilancio e, tra il taglio dei posti di lavoro, la vendita sfumata e l’addio del criticato amministratore delegato Thorsten Heins, il gruppo è entrato nel dimenticatoio. E vi ricordate di FacebookPhone? l’esperienza “Facebook centrica” su telefono social era arrivata con l’HTC First. Ma ha ricevuto un’accoglienza fredda negli Usa, meritandosi dagli analisti il commento “non è cool come il social network”. Anche la televisione in 3D sembra essersi eclissata, quantomeno nel salotto di casa, dove, contrariamente a quanto avviene nelle sale cinematografiche, soffre e non poco: il problema principale sono gli accessori necessari alla visione, come gli occhiali alimentati a batteria, che, oltre a rappresentare una spesa aggiuntiva a quella del televisore, non danno una resa visiva particolarmente comoda, essendo necessario guardare lo schermo frontalmente. Infine c’è un problema di offerta televisiva, che al momento scarseggia. Infine, forse la meteora più difficile da immaginare guardando alla storia della tecnologia, il personal computer: cannibalizzato da smartphone e tablet, è diventato il fanalino di coda delle classifiche hi-tech. Questa carrellata vanta tecnologie raffinate, ma dagli sviluppi evidentemente troppo lenti, raccontate come fossero dietro l’angolo, in toni da semplicistico avvenirismo. Oppure caratterizzate da situazioni che, annunciate come rivoluzionarie, escono di scena. Magari perché rivoluzionarie non erano, ma in fondo neanche del tutto da scartare.