imageI social network hanno spopolato in tutto il mondo, permettendoci di esibirci online raccontando pezzi di vita quotidiana agli altri utenti che lo utilizzano. Talvolta, però, con il raccontare fatti di vita privata si può anche esagerare, finendo col dire vere e proprie bugie nel tentativo di renderla più interessante. Il rischio? Quello di incorrere nella c.d. “amnesia digitale” che, partendo da una piccola, innocente bugia, attiva un processo di rimozione degli eventi realmente occorsi che può portare a convincersi che le cose siano effettivamente andate come le abbiamo descritte su Facebook. A dirlo è lo psicologo Richard Sherry il quale, a seguito di un sondaggio svolto in Gran Bretagna, ha reso noto che il 68% degli utenti esagera o mente quando parla degli accadimenti della propria vita all’interno di un Social. Che sia un’esagerazione o meno definire queste ‘piccole’ bugie come se fossero spie di una patologia? In fondo, non si falsificano documenti importanti, ma se stessi, la vita di tutti i giorni. Un’uscita che non ci è piaciuta potremmo descriverla come ‘esaltante’; un disoccupato potrebbe spendersi come libero professionista, complice il fatto che sui Socials possiamo reinventare noi stessi, sognando a occhi aperti, ma con talmente tanti dettagli che alla fine crediamo di essere e di vivere nel modo che descriviamo. Provando una fugace e illusoria soddisfazione.