imageUn occhio così non si era mai visto: si chiamerà E-ELT (European Extremely Large Telescope) il nuovo strumento di alta tecnologia, che verrà realizzato dall’Eso (European Southern Observatory) e a cui parteciperà anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica, atto a sostenere nuove scoperte scientifiche dentro e fuori il Sistema Solare. Il programma per la realizzazione di questo telescopio ottico, che verrà assemblato sulle Ande cilene, a oltre 3000 metri di quota, sulla sommità del Cerro Armazones, distante circa 20 chilometri dal Cerro Paranal, che già ospita il Very Large Telescope dell’ESO, è stato approvato dal Consiglio dell’ESO, l’organo direttivo dell’Organizzazione europea per l’Astronomia, riunito nella sua sede di Garching, in Germania. L’E-Elt sarà un concentrato di nuove tecnologie, dotato di uno specchio primario composito del diametro di 39 metri, elemento che lo renderà il più grande telescopio al mondo, ma entrerà in funzione solo all’inizio del prossimo decennio, dunque non prima del 2020. Questo ritardo si deve sicuramente agli ambiziosi obiettivi cui punta, primo tra tutti quello di riuscire a identificare pianeti simili alla Terra nelle “zone abitabili”, cioè in quei pianeti dove è possibile la formazione della vita intorno ad altre stelle. In verità, però, E-ELT è progettato anche per espletare studi di “archeologia stellare” nelle galassie vicine, fornendo nuovi contributi fondamentali alla cosmologia, misurando le proprietà delle prime stelle e galassie, investigando la natura della materia oscura e dell’energia oscura. Una grande conquista dell’innovazione delle più raffinate tecnologie nella conoscenza della galassia!