Un piccolissimo circuito, più o meno delle dimensioni di una cassetta, che fa’ da conduttore a tutto ciò a cui è connessa, per dare pieno sfogo ai flussi creativi di chi non ha nessun vero background di codifica nel fare musica, attraverso il potere di un concept album grave wave, semplice da usare come un Lego. Infatti, il funzionamento è molto semplice: basta estrarlo dalla scatola e connettete le spinette al più vicino oggetto (una banana, un pezzo di carta o qualsiasi tesoro avvolto nell’alluminio). Ototo si connette a materiali conduttori (qualsiasi cosa che permetta alle scariche elettriche di circolare) così da consentire l’innesco dei suoni quando i polpastrelli si posano sull’oggetto, mentre sensori aggiuntivi permettono di manipolare ulteriormente altri elementi (come la tonalità).Molto simile alla comparsa dei sintetizzatori negli ultimi anni Settanta, Ototo è l’equivalente tecnologico di un’introduzione alla musica e permette a chiunque di creare suoni unici con materiali di tutti i giorni, mentre i sensori aggiuntivi rendono possibile un’infinita personalizzazione. Molto presto andremo tutti a vedere dj che suonano negli stadi con dei circuiti, una patata e delle spinette.Questa componente arriva dalla società di creative design Dentaku, la stessa che si è messa a fare musica africana usando numeri di cellulari. Ma cosa significa il nome? OTO significa “suono” in giapponese e Ototo significa “fratello minore”, un suono amichevole alle orecchie della gente. Ma per quale tipo di musica sarebbe più adatto? Visti gli oggetti cui si collega, sicuramente per la musica più sperimentale.