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Il mercato, che rappresenta il luogo di scambio di beni e servizi, può essere visto a tutti gli effetti come una libertà fondamentale degli individui: il libero scambio fa parte del modo stesso di vivere ed interagire degli esseri umani.Ciascuno dovrebbe essere quindi posto nelle condizioni di potervi accedere e, una volta entrato, di poter operare con la sicurezza del rispetto dei propri diritti e della propria dignità; il contrario costituisce sicuramente una grave violazione dei diritti umani. Questo è un dover essere che, come si legge troppo spesso sulle cronache dei quotidiani, non rispecchia la realtà delle cose, con gli scandali che si abbattono sovente sugli stabilimenti delle più grandi multinazionali delle major tecnologiche (e non solo) denunciando le pessime condizioni di lavoro cui sono costretti gli operai.Legami che le aziende, nella maggioranza dei casi, negano, anche se è una vera e propria catena di morti, soprattutto di giovani operai, spesso troppo giovani, cui seguono fiumane di parenti ed amici a segnalare gli stabilimenti come luoghi di un fenomeno fin troppo preoccupante, e statisticamente inspiegabile, sono sono tante le morti improvvise di giovani operai. All’appello manca ancora la reazione delle case madri: Apple, che poco dopo la morte di Steve Jobs aveva annunciato la messa in campo di una serie di misure, divieti e controlli che avrebbero dovuto tagliare drasticamente lo sfruttamento della manodopera asiatica e portare più sicurezza e salute negli stabilimenti, diventati addirittura teatro di un’ondata di suicidi, ancora non ha rilasciato ulteriori comunicati. Sarà interessante osservare la reazione di Cupertino a questa ennesima crisi. Che anche le aziende abbiano capito che la questione sta facendosi seria, anche sul piano dell’immagine?