Daniele-Benedettelli-e-LegonardoSi presenta come presenterebbe i suoi robot, “Mi chiamano in giro per il mondo perché ho i giocattoloni grandi” Daniele Benedettelli, la cui carta d’identità, nella voce dedicata alla professione, recita però insegnante, che lui stesso tiene a sottolineare “precario”. E’ un ingegnere informatico che, nonostante uno dei suoi clienti, l’americana Brics4kidz, gli abbia proposto di trasferirsi in Florida a lavorare a tempo pieno per loro, non ha accettato, preferendo di rimanere nel settore freelance. Un Lego-designer freelance, per la precisione. Ai mattoncini colorati e alla sua capacità di renderli vivi, Daniele deve una notorietà a livello globale. Anche se in patria, è lui stesso a ripeterlo, sta facendo fatica a mettersi in luce. Il suo primo lavoro importante è il robot, realizzato con il software Lego Mindstorms Nxt, in grado di risolvere il cubo di Rubik in meno di un minuto. Si tratta di due arti che operano sotto l’occhio vigile di una webcam. Correva l’anno 2008. Nel 2011, poi, il CubeStormer realizzato da Mike Dobson e David Gilday ha spazzato via la concorrenza aggiudicandosi il Guinness dei primati con un tempo di risoluzione del rompicapo pari a soli 5 secondi. “Li ho conosciuti e mi hanno confessato di essersi ispirati al mio lavoro, ne vado molto fiero”.La sua nuova creatura, però, non si è fatta attendere: c’è già e si chiama Legonardo. Realizzato con l’endorsement della società danese, è un signore di mattoncini che inforca un paio di occhiali e fa il ritrattista.Il progetto è partito nel 2008, studiando il software che trasforma le fotografie in ritratti. È un’idea che viene da lontano. Per costruirlo con le istruzioni ci vogliono 5 o 6 ore, per concepirlo nella sua interezza ci sono voluti svariati mesi. La sfida è continua: il braccio è ancora da appuntare, non essendo preciso; dopotutto, è oggettivamente difficile riprodurre con il Lego la precisione di una macchina industriale. Per costruire Legonardo sono stati necessari più di duemila pezzi.Si è tolto le sue soddisfazioni anche Cyclops, un’altra creatura robotica nata dalla testa e dalle mani di Daniele. La prima versione risale al maggio 2011 e nel novembre dello stesso anno si è messo in luce alle Olimpiadi mondiali dei Robot di Abu Dhabi. Il primo prototipo camminava, parlava e riproduceva i suoni. Le funzioni basilari insomma. Successivamente, grazie al dialogo via bluetooth con il sistema operativo mobile Android e lo smartphone collegato, ha imparato a fare semplici calcoli e a rispondere a domande preimpostate. Può essere anche controllato a distanza con un esoscheletro indossato da una persona. In futuro, prosegue il giovane ingegnere, potrebbe connettersi ad internet e dar vita a un dialogo naturale. Tutto questo rendendolo un po’ più espressivo. La genesi di questi lavori ha trovato spazio nel suo libro The Lego Mindstorm Ev3 Laboratory, l’ultimo di una serie di pubblicazioni: quando era ragazzino, la sua prima costruzione con i mattoncini danesi è stata una piccola gru.E adesso raccoglie applausi in giro per il mondo con i suoi giocattoloni.