imageDalla sua creazione, Internet ha sempre avuto come obiettivo primario quello di connettere le persone tra loro. Da allora è passato quasi mezzo secolo, e Internet è cresciuto. Come ogni cosa che cresce, anche la Rete si è “evoluta”, ha acquistato maggiore consapevolezza delle sue potenzialità, ed è diventata più forte. Questa forza le ha permesso di spostarsi nel mondo reale. Oggi infatti è possibile comunicare con gli oggetti reali che ci circondano. Far comunicare questi oggetti tra loro, e con un computer (o con noi) attraverso la rete di Internet è oggi possibile, con applicazioni che vanno oltre l’immaginario. Su questo fronte, si parla di Internet delle cose, neologismo utilizzato nelle telecominicazioni, un termine di nuovo conio (utilizzato la prima volta da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, Massachussets Institute of Technology), che nasce dall’esigenza di dare un nome agli oggetti reali connessi ad Internet. L’Internet delle Cose (o in lingua originale “Internet of Things“) trova sempre più consenso e rappresenta sempre più una occasione di sviluppo. Aumentano i dispositivi connessi, e c’è una forte fiducia verso le soluzioni e le tecnologie IoT, specialmente in Italia, dove, di recente, i ricercatori del Politecnico di Milano, forti del fatto che per permettere il dialogo fra gli oggetti della nostra vita quotidiana, servono sensori, memorie e microprocessori di dimensioni più che minuscole, hanno sviluppato una nuova tecnica per la nanofabbricazione di componenti elettronici che consente di sviluppare microchip magnetici non convenzionali, che sfruttano tutte le proprietà degli elettroni acquistando nuove funzionalità. La tecnica permette di plasmare nel dettaglio i film magnetici inseriti nei microchip come se si stesse scrivendo su una lavagna, con la possibilità di modificare, cancellare e riscrivere le tracce desiderate. Le premesse sono delle migliori: valorizzare e radunare nel Bel Paese il meglio della ricerca italiana all’incrocio tra nanotecnologie e Internet delle Cose.