imageSe tutti (o quasi), gli utenti Mac hanno sentito parlare almeno una volta del palmare Newton, o della console Pippin, parecchi ignorano cosa sia stato eWorld, la città elettronica – antesignana della web-realtà di Second Life – messa sul web nientemeno che da Apple. Si trattava di un ambiente virtuale in pieno stile fumetto con strade, palazzi e edifici, ciascuno dedicato a un servizio via internet (chat, forum, informazioni, email). Il progetto, che creava relazioni online come oggi fanno i social network, durò circa due anni: venne chiuso nel marzo 1996, in concomitanza con le prime difficoltà incontrate dell’azienda. Ora le sue rovine sono la memoria di un’epoca vicina cronologicamente ma lontanissima dal punto di vista tecnologico. Nei primi anni ’90, Internet era ancora lontano dalla diffusione globale, un vasto territorio da conquistare e definire nei suoi contenuti. Così i manager Apple autorizzarono il progetto di eWorld, che riprendevano un po’ il principio dei “giardini online”, servizi proposti da America Online (da cui Apple acquisì alcune licenze). I servizi proposti da Apple erano immersi in una vera città virtuale, percorsa da una serie di edifici colorati in cui entrare per accedere a informazioni, chat e email. La metafora era semplice: ogni edificio era focalizzato su un particolare contenuto; cliccando ad esempio sul palazzo Business and Finance si apriva una finestra che mostrava articoli di riviste specializzate, discussioni sull’economia e indice borsistico. Altri edifici erano dedicati ai giochi, all’intrattenimento, allo shopping, allo sport, alla cultura (con un’enciclopedia) e ai prodotti Apple. Il cyberspazio di Apple era organizzato in modo da tenere alta l’attenzione sulla privacy degli utenti e la loro sicurezza online: non era consentito l’anonimato e gli utenti autori di insulti e molestie venivano subito espulsi dalla città. Allora perché l’idea non funzionò? Per una serie di cause convergenti. Da una parte Apple non la spinse molto, rendendola disponibile solo ai possessori di computer Apple e Newton; dall’altra, in quel periodo Apple stessa navigava in acque difficili: l’allora amministratore delegato decise di tagliare i prodotti non profittevoli o lontani dal vero business di Apple, i computer. E in quegli anni il web stava iniziando a trasformarsi in quello che è oggi, un luogo aperto, in cui i servizi non sono centralizzati ma diffusi in vari siti, e tendenzialmente gratuiti. Così il 31 marzo 1996 la città, dopo essere diventata una sorta di cantiere in stallo, come altri progetti apparentemente di successo venne chiusa. Con qualche rimpianto: fino al 1998 andò avanti un forum di utenti affranti, che scrivevano di come eWorld avesse loro cambiato la vita in meglio, permettendo di conoscere tante persone. Chissà come sarebbe oggi la città virtuale della famosa Mela Morsicata!