imageRicostruzione di artefatti, edifici, paesaggi del passato attraverso modelli tridimensionali, ipertesti e soluzioni multimediali: oggi è possibile grazie alla sinergia dei software di modellazione 3D e della Realtà aumentata (Augmented reality). Pensate, ad esempio, ai Fori Imperiali di Roma: oggi ci si trova di fronte a spazi e resti di quello che oltre 2000 anni fa erano piazze, strade, palazzi, teatri di riti o mestieri dal gusto misterioso e affascinante. Ma è difficile immaginare come erano effettivamente quelle strutture architettoniche. Ecco allora che entra in gioco la computer grafica che ci regala un’idea della grandiosità delle opere costruite millenni fa. Questo della Roma Imperiale è solo uno dei tanti esempi di memoria storica realizzabile nel concreto con la collaborazione tra archeologia e nuove tecnologie che stanno conquistando musei e parchi archeologici di tutto il mondo. Il punto di partenza è il fatto che le nuove tecnologie sono vitali per un’archeologia in evidente affanno che, con l’aiuto dell’ultima frontiera dell’archeologia virtuale, l’attività che si occupa di trasformare resti, rovine e reperti in riproduzioni 3D, applicazioni interattive e multimediali, dà credito alla ricerca storica, alla ricostruzione di luoghi, paesaggi e capolavori dell’arte perduti, per salvarne la memoria nel cyberspazio. In particolare, proprio per porre rimedio al saccheggio del Museo di Mosul (in Iraq), vecchio di 300 anni, da parte di un gruppo di estremisti dell’ISIS, è stato avviato il Project Mosul, che consiste in una raccolta in crowdsourcing delle foto dei tesori archeologici del Museo, scattate prima che queste venissero distrutte, per ricavarne, grazie alla speciale tecnica fotografica definita come fotogrammetria, fedeli modelli in 3D, virtuali e indistruttibili, partendo da dati bidimensionali tratti da comuni fotografie digitali. Per riportare all’antico splendore un luogo profanato dalla violenza proprio grazie all’evoluzione tecnologica.